Numero 9 Aprile 2005
Copertina:
illustrazione
di Sandro Visca
|
|
Elogio
del panino di Mariarosa
Schiaffino
Cambiano le abitudini
legate ai pasti e il panino, simbolo del mangiare nomade e veloce,
ha sempre più spazio. Classico con i salumi e i formaggi,
fantasioso con le verdure, esotico e persino dietetico, anche
chef e gourmet non possono ignorarlo.
Rivoluzione a mezzogiorno. Silenziosamente
e senza scosse, il pasto che una volta era “forte” è cambiato.
Si mangia sempre più spesso fuori casa, al bar, alla tavola
calda, in mensa, in ufficio, a scuola. L’intervallo si utilizza
per la palestra e la piscina, una passeggiatina in centro, una
scappata al supermercato, un incontro veloce con un’amica, uno
scambio di idee con un collega. Un panino, un sandwich bastano
fino all’ora dell’aperitivo, spesso della cena.
Anche a casa, si semplificano portate e menù, spesso si
prepara un piatto unico, cui si aggiunge un frutto o poco più.
E la sera, che pure è il momento in cui ci si trova e si
sta insieme a tavola, nuove abitudini smontano qualche volta la
cena classica e il panino può insediarsi in soggiorno davanti
alla Tv per la partita o tardi, dopo il cinema, rispondere al
giusto appetito in modo rapido e improvvisato, ma proprio per
questo divertente. Una giovane coppia può farsi un romantico
panino anche a un’ora della notte e si possono invitare gli amici
a salire a casa dopo teatro aqnche per un panino speciale.
Senza contare il languore di mezza mattina, che tanti riempiono
con qualcosa di più solido di un caffè, o la pausa
di mezzo pomeriggio, che per qualcuno è ancora importante…
Insomma, le occasioni di farsi un panino, un sandwich, un toast
sono parecchie.
Libertà
tra due fette
La tendenza, più vistosa nelle metropoli, comincia a insediarsi
anche nelle medie e piccole città, dove i bar si attrezzano
per offrire una scelta di proposte sfiziose e stimolare la voglia
di provare combinazioni di sapori e di ingredienti diversi fra
due fette di pane. Salumi, formaggi, carni fredde, salse, creme,
verdure, sottaceti e sottoli… tutto può entrare nel panino.
I classici pane e prosciutto o pane e salame sembrano formule
persino scontate e così si inventano binomi, trinomi e
polinomi nuovi e seducenti: lardo, formaggio caprino,miele, olive
con fette di pane di segale, oppure pesce spada affumicato,burro,
qualche foglia di rucola, capperi su fette di pane al sesamo,
e ancora, mozzarella, pomodoro, bresaola, radicchio. Anche i nomi
sono importanti: più o meno precisi e spesso misteriosi,
esotici o di pura fantasia aiutano a fare entrare questi scampoli
di menu, questi concentrati di pasto nel nuovo immaginario del
gusto. Boscaiolo, Nostromo, Caraibi, Lolita, Barocco, Overseas,
Bismarck, Dolomiti, Crociera, Champion's Ligue… Serviti freddi
ma più spesso tostati o passati un attimo sulla griglia
del forno, a base di pane carrè oppure dei tradizionali
sfilatino, ciriola, rosetta, michetta, francesino, biovetta ma
anche con il casereccio affettato e i nuovi pani azimi come l'arabo
…l'universo del panino si allarga alla fantasia, anche la più
sfrenata. Se non è vera e propria paninomania, la strada
sembra quella: i giovani soprattutto sembrano prediligere questo
modo di mangiare veloce, informale e poco impegnativo, libero
negli orari e aperto alle sperimentazioni, che sta bene con la
coca cola e il vino, il succo di frutta e la birra, senza troppi
problemi.
Piacere in punta di dita
Proprio per questo suo carattere mobile, versatile e disponibile,
il panino ha conquistato o tenta di conquistare nuovi consensi
anche da chi sembrava lontano dalla sua filosofia. Si parla di
panini vegetariani, magri, equilibrati nei contenuti calorici,
così da non essere messi al bando dai nutrizionisti: sottili
fette di pane non condito, verdure grigliate, formaggi light,
yogurt, carni bianche grigliate, foglie di insalata ne sono i
protagonisti., neppure troppo ristretti o tristi. C'è poi
chi ha scoperto una vera e propria arte culinaria di sandwich,
panini, crostini, crostoni,tramezzini. ( A proposito, questo nome
un po' ridicolo, che si sente molto a Roma e dintorni, ma per
nulla al Nord, è solo la traduzione di sandwich, voluta
nel periodo fascista, quando non era visto di buon occhio usare
termini stranieri e soprattutto anglosassoni.) I gourmet valorizzano
il fatto che in uno stesso boccone si possono apprezzare sapori
e consistenze diverse e gli chef studiano panini gastronomici
di alta scuola. Per esempio il raffinatissimo Alain Ducasse propone
nel suo negozio parigino di squisitezze, accostamenti prelibati
e riscopre rustiche ricette, per esempio offre una versione del
panbagnat proivenzale, che dentro una pagnottella croccante ripone
un delicato mix di verdure freschissime, pomodoro, olive e tonno.
Per i cultori del buon vivere e dei piaceri dei sensi, un'altra
virtù del panino è il fatto che lo si mangia tenendolo
in mano. L'assenza di quelle propaggini metalliche che sono le
posate, rara nella civiltà occidentale, permette un contatto
diretto col cibo e dà sensazioni tattili gratificanti:
la superficie morbida o croccante del pane fra le dita è
un piacere che precorre e si aggiunge alla gioia di addentarlo.
Il pane e il companatico
Ma poi, che cos'è un panino? Un apostrofo roseo tra due
fette, si potrebbe rispondere prendendo a simbolo della categoria
pane e salumi, che certo è l'abbinamento più riuscito
fra i tanti possibili. Un modo di rispondere ai
morsi dell'appetito che certo è nato molto tempo fa, anche
se non sappiamo quando e dove. Probabilmente, c'è da supporre,
quando è nato il pane stesso o poco dopo. In fondo, l'invenzione
del pane si colloca ben oltre un tempo fondamentale della storia,
superata la fase di passaggio cruciale, dal crudo al cotto, secondo
la famosa definizione di Lèvy Strauss, quando comincia
la cultura del cibo e l'uomo inizia a trasformare, complice il
fuoco, la materia prima, a manipolarla, a intervenire su quanto
la natura gli offre, a farne oggetto di cultura e di sapere. Non
più solo la frutta degli alberi, il miele delle api, le
bacche degli arbusti per sfamarsi, non più neppure le carni
degli animali uccisi messe ad arrostire sulla fiamma o i primi
cereali ridotti a poltiglia. Il pane è un traguardo molto
avanzato, forse il più avanzato dell'evoluzione e della
civiltà perché presuppone una straordinaria quantità
di gesti, di fatiche, di ingegno. Coltivare la terra, seminare
il grano, aspettare che cresca e maturi, raccogliere le spighe,
separare il chicco dal suo involucro… e poi macinare, impastare
la farina con l'acqua… fino alla lievitazione, passaggio fondamentale
che trasforma i semplici componenti del pane secondo una preziosa
alchimia, fino alla cottura… Il sapere del pane, ha scritto lo
storico Massimo Montanari '"ha dell'incredibile", pare
quasi "la somma delle abilità umane, delle tecniche
e delle conoscenze " messe insieme in alcuni millenni. Il
pane non esiste in natura, è un traguardo di cui l'uomo
è andato sempre orgoglioso: messo al centro della sua tavola,
tutto il resto è diventato companatico, cioè "ciò
che sta col pane", parola che presume il valore primario
del pane, il suo ruolo fondamentale, e che esiste in tutte le
lingue derivate dal latino.
Da Via Panisperna ai cibi distrada
Quando si arriva a tagliare il pane o a dividerlo per accogliere
un altro cibo, e quando qualcuno ha l'idea di mettere in mezzo
al pane il companatico non si sa: è un gesto spontaneo,
che aiuta ad avvicinare alla bocca quanto si sta per mangiare.
Forse furono i contadini che portavano nei campi di che rigenerarsi
durante il lavoro, forse i nomadi che percorrevano lande, paesi
e deserti fermandosi per i bivacchi, forse … La storia tace su
questi scenari. Ma a Roma esiste, nel quartiere che corrisponde
all'antica Suburra, una Via Panisperna, nome che in latino indicava
pane e prosciutto: è del tutto plausibile che qui si andasse
a rifornirsi di panini imbottiti ai tempi dell'impero.
Del resto, sono secoli che in Italia si mangiano i cosiddetti
cibi di strada, molti dei quali in mezzo al pane. Così
la porchetta, amatissima
soprattutto nelle regioni del Centro, le panelle, sottili fette
di una schiacciata di farina di ceci in Sicilia, così a
Firenze il popolare lampredotto, cioè trippa in umido,
a Catanzaro il morseddu, frattaglie e parti povere del maiale.
Esempi umili e grandi di cibi semplici, pronti a sfamare il popolo
all'aperto, per pochi soldi. Un'altra categoria, rispetto ai panini
dei bar e dei locali giovani, attuali templi dei panini, ma sempre
cibi veloci, facili, economici come l'hot dog, il wurstel con
senape americano o l'hamburger nella pagnottella rotonda, i pìù
famosi rappresentanti dei cibi di strada o finger food , da mangiare
con le dita.
Il pane va al Club
L'unica presenza certa, quando si parla di panino è quella
un po' ingombrante di un personaggio che in fondo visse solo due
secoli fa e che certamente è troppo moderno per non aver
avuto dei precedenti: Lord Sandwich, proprio lui, è ufficialmente
ricordato come l'inventore di quel pane in punta di dita che da
lui prese il nome.
L'ambiente è quello ovattato ed esclusivo di un club londinese:
il quarto conte di Sandwich era un giocatore di carte tanto accanito
che non voleva mai alzarsi dal tavolo verde, neppure per nutrirsi.
Così decise di farsi servire fette di carne fredda su fette
di pane imburrate per rifocillarsi seduta stante, senza interrompere
la partita. Presto nacquero imitatori, si provò ad allargare
e variare la semplice formula che prese il nome dal suo iniziatore.
Poi, la svolta: il sandwich arriva negli Stati Uniti, si insedia
nei circoli privati ma soprattutto sugli scompartimenti ferroviari
della East coast insieme ai viaggiatori che giocando, bevendo
e mangiando passavano il tempo delle lunghissime traversate. Si
arricchisce di ingredienti e di farciture, cresce in altezza di
strati diversi e trova la sua formula definitiva diventando americano,
a tutti gli effetti. Cambia persino il nome, non più sandwich
ma Club sandwich. Ormai è spuntino alla moda, come i cocktail,
e il suo successo è tale che presto emigra, tornando là
dove era nato. In Europa approda felicemente ai grand hotel degli
inizi del Novecento e la sua dimensione internazionale si afferma
con sicurezza.
Oggi il Club Sandwich si fa in tutto il mondo, ma il posto migliore
dove si può gustarlo è ancora il bar dell’Hotel
Ritz a Parigi, dove andavano scrittori come Hemingway, artisti
di prima grandezza e i famosi rappresentanti del bel mondo tra
le due guerre. La ricetta - pane carrè, maionese, pollo,
pomdoro, uova sode, lattuga, senape, bacon - non è cambiata,
anche se esistono alcune varianti codificate.
Accoppiamenti raccomandati
Ma torniamo al nostro panino. Che nella sua forma più elementare
non ha bisogno neppure del calore della tostatura per offrire
un felicissimo momento di piacere. L'importante sta nella qualità
degli elementi base, il pane innanzitutto. Se è fresco,
croccante, ma non troppo sbricioloso è perfetto così.
Se è del tipo morbido, che molti prediligono, deve avere
la mollica ben cotta e non spugnosa, asciutta ma non troppo. Tagliato
a metà oppure in due fette da appaiare, accoglie alla perfezione
prosciutto crudo, sia del tipo dolce sia più saporito,
ma in questo caso l'ideale è un pane tipo toscano, privo
di sale, per dargli risalto.
Anche il prosciutto cotto e specialmente il Praga è un
compagno perfetto, ma subito ecco affollarsi la gamma variegata
dei capolavori della nostra salumeria, ognuno dei quali reclama
la sua idoneità a entrare nelle morbide "braccia'"
del panino per offrire delizie sempre diverse.
Dalla profumata, larga, golosa mortadella nella quale occhieggiano
verdi scaglie di pistacchi, alla concentrica corposità
della pancetta che, come scrisse Mario Soldati, sembra predestinata
a trovare accoglienza nella rotonda forma della rosetta o della
michetta, alla inebriante pasta del salame dalla occhiatura minuta
o vistosa in cui spiccano i grani del pepe … ogni unione è
benedetta. E che dire dell'eleganza suprema del culatello? Dell'affumicato
dello speck ideale col pane di segale o del sapido e rustico sapore
della salsiccia, magari tinta di peperoncino piccante, con il
pane pugliese di grano duro?
Lasciamo al catalogo dei salumi italiani il compito di riempire
una lista di panini strepitosa. Ma già urge confrontare
quello, forse ancora più ricco, dei formaggi, che reclamano
la loro parte nel caleidoscopio degli accostamenti. Sia quelli
morbidi e cremosi, dalla crescenza al gorgonzola, più comodi
da spalmare, sia quelli più maturi come il taleggio fino
agli stagionati come la fontina e il provolone trovano unioni
perfette. E spesso si uniscono fra loro per arricchire la farcitura.
Prosciutto e formaggio dentro il pane: un classico, come dice
la ricetta base del toast, cui si possono aggiungere cetriolini
sottaceto o carciofini sott'olio, ma anche burro, maionese, salsa
tonnata, una punta di senape o un'acciuga. L'agro o il piccante
che entrano a vivacizzare il panino sono d'obbligo nei paesi germanici,
che adorano i cetrioli in salamoia.
Per dare indicazioni di massima, si può dire che il tipo
di pane andrebbe scelto secondo la farcitura e in modo che consistenze
e sapori si completino a vicenda, senza che uno prevalga troppo
sull'altro. Un pane morbido sta bene con una farcia corposa e
viceversa, per un ripieno cremoso meglio un pane consistente,
che regga l'umidità senza sbriciolarsi, se la farcia è
morbida ma non cremosa, meglio pane rustico, anche integrale.
Andando un po' più nello specifico: ancora una volta, non
è mai sbagliato unire prodotti dello stesso territorio.
Se il magnifico pane aquilano, grosso e corposo dal buon sapore
di grano sta benissimo con un prosciutto della stessa zona, con
la ventricina vastese e anche con un pecorino di Atri o di Farindola,
il pane con le patate, sempre per restare nei confini abruzzesi,
col suo sapore intenso è perfetto per accogliere spalmata
e fragrante la vetricina teramana. Ma questi prodotti possono
per contrasto essere affascinanti con pani di tutt'altre regioni,
per esempio con la morbida micca pavese o con la croccante ciabatta:
provare per credere.
Un panino che forse non sarà mai proposto da un bar o da
una panineria è quello che unisce a fette di pane cotto
nel forno a legna l'olio nuovo, con il suo intenso pizzicore:
in Toscana si chiama fettunta, verso sud bruschetta, ma resta
un cibo essenziale, elementare, senza uguali. Chissà se
sarebbe piaciuto a Lord Sandwich.
Club Sandwich
Principe dei sandwich internazionali, per mangiarlo occorre appoggiarlo
su un piatto e usare forchetta e coltello.
3 fette di Pane Carré
2 pomodori
3 uova
I cuore di lattuga riccia
4 fette di pancetta affumicata
1 petto di pollo
1 pomodoro maturo
maionese
senape
Lessate il petto di pollo. Cuocete le uova sode. Preparate le
foglie di lattuga e la maionese. Eliminate i bordi tutt’attorno
alle fette di pane. Tostatele e tagliatele a triangoli. Rosolate
in padella la pancetta. Sul pane spalmate la maionese poi appoggiate
la lattuga, le croccanti fette di pancetta, sottili fette di pollo,
fette di pomodoro e di uova sode. Aggiungete una seconda fetta
di pane tostato e ripetete gli strati nello stesso ordine. Chiudete
la torre con la terza fetta e servite subito.
|
|