SANT'ANTONIO ABATE a cura di Sergio A.

Sant'Antonio Abate è senz'altro uno dei santi più venerati in Abruzzo. È il protettore delle bestie e delle stalle ed anche preservatore dai pericoli dell'incendio. "Da pericule, male e lambe, Sant'Antonie ce ne scampe!". Il buon frate dalla lunga barba bianca, la cui immagine si trova in tutte le stalle, viene venerato particolarmente in campagna dove la devozione per Sant'Antonio Abate resiste tuttora al logorio dei tempi. La festa del santo cade il 17 gennaio, ma si entra nel clima di questa festività almeno sette giorni prima. Allegre brigate vagano per la campagna di casolare in casolare a cantare le filastrocche in onore del santo protettore degli animali. Gli improvvisati musicanti (detti "li Sandandonijre") fanno un gran baccano perché ai soliti strumenti si aggiungono molti arnesi da cucina. Naturalmente la visita si conclude con la richiesta di ghiotti regali consistenti in salsicce, lonze, prosciutti, ecc… La richiesta viene fatta con canto di filastrocche in dialetto accompagnate da un'improvvisata fanfara nella quale fanno spicco una caratteristica fisarmonica a due voci chiamata "ddu botte" ed un bizzarro strumento detto "lu vurr vurr". La sera del 16 gennaio, vigilia della festa, ovunque Sant'Antonio Abate abbia un altare, una cappella, una chiesa, si accendono dei fuochi. I più spettacolari forse sono quelli di Fara Filiorum Petri, un paese che s'innalza alle falde della Maiella orientale. Qui si festeggia con le farchie, giganteschi fasci di canne che raggiungono una circonferenza di oltre un metro ed un'altezza che qualche volta supera i dieci. Durante il periodo di Sant'Antonio Abate è frequente, soprattutto nell'Abruzzo interno, l'organizzazione di pantagrueliche panarde. Una lunga teoria di piatti, minimo 36, per festeggiare la ricorrenza. Il banchetto veniva appunto chiamato "panarda", vocabolo derivato forse da "panaro", il grande cesto di vimini usato per trasportare pane, formaggi, salumi, e comunque sinonimo di abbondanza. La "panarda", assume nel tempo significato di indicatore sociale, di termometro dei beni di famiglia. Serve per apparire e per appagare, almeno per un giorno, il desiderio di cibo. Ecco il motivo per cui, oggi, la panarda è passata un po' di moda: gli indicatori sociali sono mutati, gli status symbol anche. Si mangia troppo e male. La dieta è diventata un imperativo legato al mito della bellezza e dell'eterna giovinezza. E, quello che è ancor più grave, abbiamo tutti sempre meno tempo da trascorrere seduti a tavola, dove, a dispetto dei teorici del grissino, un antico adagio dice che… "non si invecchia". E proprio intorno alla tavola, per prolungare questa nostra immortale giovinezza del gusto, che vi vogliamo lasciare una ricetta di un dolce, molto diffuso nel teramano, legata alla festa di Sant'Antonio Abate:


La Ricetta del Mese a cura di Sergio A.

Uccelletti di Sant'Antonio detti "li cillitte de Sand'Andonie"

Ingredienti per la massa: 1 Kg di farina bianca; 2 uova intere; ¼ di olio d'oliva; ¼ di vino bianco; per il ripieno: marmellata di uva; 200 gr. di mandorle spellate, abbrustolite e tritate; 200 gr. di zucchero; 50 gr. di cioccolato amaro, tritato finemente; la buccia grattugiata di 1 arancia (o di 1 limone); 1 tazzina di caffè forte; cannella in polvere q.b. Recipienti e arnesi necessari il matterello, la placca da forno, le forbici, un coltello.
Preparazione: Disporre la farina a fontana; lavorarla per una trentina di minuti insieme con le uova; farla riposare per 1 ora; quindi rilavorarla per altri 10 minuti, sino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo; spianare col matterello e fare delle lunghe sfoglie; disporvi sopra tutti gli ingredienti prima amalgamati; chiudere ogni sfoglia a cilindro; tagliare, uno alla volta, dei pezzetti del composto e dar loro con le mani la forma di un uccelletto con la testa da una parte e la coda dall'altra; incidere con le forbici la coda, così da ottenere 4 o 5 strisce; incidere superficialmente il dorso con un coltello; mettere al forno, a calore forte, sulla placca leggermente unta e cosparsa di farina; far cuocere per 30 minuti circa.

 

 

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